2 - Balbettare d'amore

«Quel vecchio magnifico lupo poetico di Ungaretti avvisava che la parola AMORE non è solo il tema fondamentale della lirica italiana. Ma è anche la “PAROLA-LUCE”.

Usa questa bellissima espressione per indicare quale parola può chiarire tutte le altre.

Tanto che, da esperto di metrica qual era, lo stesso Ungaretti mostra come ripetendo cinque volte la parola amore (a-mo-ra-mo-ramo-ra-mo-ra-mo-re) si ottiene l’endecasillabo perfetto, la misura del verso principe e che regola non solo la poesia, ma il nostro stesso fiato nel parlare.

Tu sapresti forse parlare d’amore ordinatamente? Io diffiderei di chi mi dice: “Ecco un libro in cui veniamo aiutati a capire cosa è l’amore”. Che si fotta: sparisci, venditore di fumo. Qui si condivide il fuoco. E l’attraversamento di cose pericolose.

Si può parlare d’amore perdendosi, senza pudore o difese. E si può anche trattar d’amore con leggerezza – non con stupidità. Parleremo di quel che sappiamo e nello stesso tempo non sappiamo.

Non voglio capire cosa è l’amore. Figuratevi se m’azzardo a spiegarlo... Non so cosa è l’amore, sto passando la vita a com-prenderlo, prenderlo con me. Come una persona, una poesia, una presenza che non mi lascia mai in pace.» (Davide Rondoni)

 

LA NATURA "INGIUSTA" D'AMORE Se non rompe la scena solita, se non apre una dismisura, non è amore. Se non è ingiusto, se non è oltre le aspettative, oltre misura, che roba è? Chi dicesse: «Tu sei il tipo giusto per me» senza sentirsi spaccare il cuore di commozione e di stupore, come per dire: «Perdio! ma davvero il cielo e la terra e l'universo pieno di stelle e di oceani ti hanno mandato qui per me? Davvero esiste una cosa del genere che io non merito e che mi rende felice senza nemmeno sapere perché?» ecco se non dicesse qualcosa del genere sarebbe da chiudere in un sacco, per riempirlo di botte. Sarebbe un ben triste innamorato, la razza peggiore del mondo. Uno che letteralmente gioca con la pelle e il cuore della gente. Oltre che con la propria. Un criminale pericoloso. Di quelli che tutti possiamo diventare. Dire: «Sei il tipo giusto» dev'essere come dire «il tipo ingiusto» ovvero immeritato, sconfinato, stra-smisurato. Dante quando parla di Beatrice trova la parola perfetta: «Un miracolo». Basterebbe fissare anche solo un paio di volte al giorno, nella memoria il viso di chi si ama e mormorare: «Un miracolo» e la vita sarebbe più chiara, più forte. Non meno incasinata, ok, ma più profonda e luminosa. Come i fondali degli oceani. Se non ti sposta il cervello, la mente insomma, il cuore e tutti gli «spiritelli» come i medievali e Dante chiamavano i sentimenti che ti traversano e che prima stavano quieti e fermi come scoiattoli che si mangiano una noce su un ramo e ora vanno impazziti come scoiattoli felici e ubriachi in tutte le direzioni, ci puoi giurare: no, non è amore. (Ti è mai capitato???) Ecco la poesia in cui Dante dice quella cosa. Non importa se non la capisci subito. Le poesie belle ci vuole una vita per capirle. Come le persone. Però com-prendila, prendila con te. Tienila comunque addosso. Imparala a memoria.

 

Tanto gentil e tanto onesta pare

la donna mia quand'ella altrui saluta,

ch' ogne lingua deven tremando muta,

e li occhi no l' ardiscon di guardare. 

 

Ella si va, sentendosi laudare,

benignamente d'umiltà vestita;

e par che sia una cosa venuta

da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira,

che dà per li occhi una dolcezza al core,

ch 'nteder no la può chi no la prova;

 

e par che de la sua labbia si mova

uno spirito soave pien d'amore

che va dicendo a l'anima: Sospira.

 

 

Cosa c’è di più ingiusto di un miracolo? Un miracolo non introduce la quiete ma il casino. Perché obbliga tutti – e innanzitutto chi ne è oggetto – a contemplare, a considerare una misura più grande della propria, una forza che non è prevista. Un mistero che non dipende dalle proprie mani.

Non è così anche per l’amore?

Capita che certi non innamorati siano invidiosi dell'innamorato. In vario modo non pochi sono contrariati dal miracolo. Non vogliono aprirsi a una cosa in quel momento più grande della loro testa e del loro cuore. Può accadere anche all'innamorato stesso. Nel momento in cui sorge quel miracolo e i suoi segni, può fare il balzo del predatore per ucciderlo, soffocarlo, strapparlo. Perché sceglie che la propria vita non venga turbata. Sceglie la tranquillità. La cosa più simile alla morte.

Infatti l'amore toglie tranquillità a tutta intera la vita. Nessun aspetto ne è "salvo".

Attenzione, avverte Blaise zio Pascal, l’amore non va distinto dalla ragione. Il fatto che sposti i pensieri, gli spiritelli, e il fatto che sia ingiusto non significa che sia separato del tutto dalla ragione. Insomma diciamolo chiaro: essere innamorati non è da scemi, non è irragionevole. Un miracolo si riconosce come tale usando la ragione.

Si può amare veramente senza usare la ragione?

E d’altro canto, si può essere veramente ragionevoli, conoscere senza amare?

 

Ecco il calendario dei prossimi incontri:

Venerdì 14 ottobre

Incontro con cena, ore 20.00.

Venerdì 21 ottobre

Incontro breve ore 21.00.

Venerdì 28 ottobre

Incontro con cena, ore 20.00.

Don Luca

p.s.: tra Natale e Capodanno (più o meno tra il 27 e il 30 dicembre, organizziamo un’uscita!

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