Corresponsabilità 1 maggio 2016

CHI VEDE ME VEDE IL PADRE

 

Nel Figlio si fa visibile il Padre: è il cuore della Rivelazione.
Mi domando se valga anche per noi, figli e padri, chiamati a ritrovare questo fondamentale rapporto in un contesto epocale che vive il travaglio delle relazioni e, soprattutto, la loro difficoltà a durare nel tempo.
Abbiamo bisogno anzitutto di capire che conservare un rapporto non significa certo lasciarlo immodificato, uguale a sé stesso.
Paradossalmente, in questa civiltà di rapidissimi cambiamenti, noi fatichiamo più che in passato a coglierci in un divenire, ad accettare passaggi e svolte della nostra identità.
Così i figli cercano sempre più spesso i padri con fantasia nostalgica, e sempre meno con capacità realizzatrice del rapporto.

Il successo delle scienze sociali e psicologiche ne è la prova.
Siamo figli che, senza rimedio, ricercano un padre che non c’è, e padri che cercano figli che non ci sono, perché ciò che è oggetto di ricerca è quasi sempre una nostra proiezione narcisistica che ci trattiene a guardare noi stessi fino allo sfinimento.
A nostra ‘immagine e somiglianza’ si è trasformato in un fatale destino, un terribile rispecchiamento che impedisce a ciascuno di plasmarsi in identità reali e non immaginarie.
Fino a quando, infatti, cerco nell’altro la mia semplice copia resto incapace di trovare davvero l’altro e, alla fine, anche me stesso!
Un padre deve essere un motore per la vita del figlio.
Mi è cara quella parola un po’ ruvida dei racconti di vocazione biblica che dice all’altro ‘Vattene’, esci da questa terra e cammina in una terra che non conosci ancora ma che è già oggetto della promessa. ‘Vattene’ significa allora ‘impara a cercarmi altrove’!
E’ il desiderio autentico del padre: essere cercato e trovato là dove si credeva invece perduto o assente.
Potremmo anche dire così: se non mi trovi nella vita non mi trovi davvero, se non mi cerchi anche fuori casa non sai davvero chi siamo, tu ed io!
Gesù ha compiuto questa singolare figliolanza e ha cercato il Padre nell’incontro con la storia dell’umanità.
E così, il Padre e il Figlio si ritrovano e si rivedono ora negli uomini, in quella umanità destinataria di amore, di perdono e di misericordia.
I padri assenti sono quelli impegnati altrove e che perciò non inviano più i loro figli.
Assenti perché hanno occupato loro quegli ‘altrove’ che dovevano, invece, servire ai figli per camminare e crescere nella vita.
Se non mi ‘mandi per il mondo’ io smetterò di vederti e di capirti. La missione riguarda sempre la nostra identità e il nostro destino!

 

Don Leone

 

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